In questi giorni, mentre studiavo le varie discipline dell’atletica leggera e mentre scoprivo date e appuntamenti del campionato ad essa dedicata (anche su https://www3.sitiscommesse24.com/), scopro il retro running. Ovvero, disciplina sportiva in cui invece di correre in avanti si corre indietro. E correre all’indietro con la stessa naturalezza con cui si corre in avanti è tutt’altro che semplice, qui la testimonianza diretta. Ma procediamo per gradi.
La corsa in generale
Studiando la corsa dal punto di vista antropologico, si scopre che il passo più svelto e saltato (perché la corsa è un insieme di saltelli e grandi falcate utili ad aumentare la velocità del passo) è stato utile all’uomo per evolversi. La corsa come il troppo in tutti gli animali serve a due cose: scappare o insegure, talvolta anche uccidere, pensate ad una mandria che corre tutta insieme addosso a dei predatori.
Quando non si può correre, la natura ha dotato gli animali di altre qualità come il volo, il sapersi nascondere, il guscio duro, la stazza come quella degli elefanti. Quindi, la corsa serve a sopravvivere ed evolversi, si corre in avanti proprio perché è finalizzato a raggiungere o fuggure da qualcosa ma, sappiamo che ci sono animali dotati anche di passo laterale o passo indietro: gamberi e granchi.
Correre all’indietro è un’attività non prevista dal corpo e dalla mente umana ma per scherzo e non è diventato sport. Ecco il racconto
Il retrorunning: da pratica medidativa a sport di gara
Il retrorunning o backwards running in Giappone esiste da molto tempo, fin dall’antichità è un’attività fisica utilizzate come esercizio quotidiano meditativo. Più che corsa si cammina e, se ben ci pensate, sarà capitato a scuola di fare qualche esercizio di ginnastica dove si cammina all’indietro proprio per sviluppare muscoli, equilibrio, consapevolezza dello spazio e un’abilità che qualche volta può essere utile.
Negli Usa già prima degli anni Ottanta del Novecento si praticava la corsa all’indietro ma il boom ci fu proprio nell’ultimo ventennio prima del nuovo secolo. Le gare di retro running nacquero quasi per scherzo, come gioco, un po’ come la corsa dei sacchi.
Prima gara tanti iscritti da tutte le parti del mondo, la curiosità e forse il fatto che qualcuno la praticasse già come in Giappone, portarono al primo vero campionato backwards tanti concorrenti. Ad oggi, il campionato mondiale di retrorunning si tiene ogni due anni, anche in Italia si organizzano manifestazioni dedicate, i campioni azzurri in retro challenge sono Alberto Venturelli, Moreno Tommasi, Tiziano Magni e poi c’è la retrorunner Carla Caregnato.
Benefici e abilità che sviluppa il retrorunning
Il retrorunning è un mettersi in gioco, una visione del mondo, un’attività nuova e divertente da provare almeno una volta nella vita. Non si deve per forza correre subito, si può anche camminare e poi accelerare il passo fino ad arrivare alla corsa vera e propria.
Correre di per sé è un’attività fisica che sviluppa muscoli, brucia calorie e fa bene a corpo e mente, stessa cosa vale per il retro running o corsa all’indietro. In questa disciplina, si pone il corpo a fare qualcosa che non è programmato a fare quindi la mente dovrà concentrarsi, si alleneranno muscoli, istinto, movimenti e sesto senso che non si è abituati ad utilizzare.
Correre all’indietro sembra che stanchi meno fisicamente, quindi con il retro running si macinano subito molti chilometri. Con il retro running si sviluppa attenzione sulla schiena, sulla sua incurvatura e postura, quest’attività come esercizio o come sport può aiutare a combattere mal di schiena e cattive abitudini.
Il retro running si pratica in posti sicuri, scegliendo il terreno giusto, con scarpe da ginnastica adatte e che proteggono le caviglia, con pazienza e calma, meglio se con un istritturore o associazioni sportive.